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pag. 2

nella quale vengono illu-

strate le attività dell’agri-

coltura, dell’edilizia e del-

l’industria, mentre nelle fa-

sce laterali sono rappresen-

tate otto figure allegoriche,

dall’agricoltura allamarina,

dalla metallurgica al com-

mercio. Soprattutto in que-

ste figure si afferma lo stile

neo-primitivo sironiano,

in cui i corpi assumono una

massiccia solidità nella sem-

plificazione delle forme che

si richiama ai grandi mo-

delli giotteschi e masacce-

schi, e nella ricerca di una

essenzialità che assume un

valore fortemente simbo-

lico.

Oltre a una serie di studi e

bozzetti di piccole dimen-

sioni, nella rassegna bolo-

gnese sono esposti i cartoni

sui quali i maestri vetrai

procedettero alla realizza-

zione della vetrata: la tec-

nica mista utilizzata, che

comprende tempera, ma-

tita, inchiostro, carboncino

e acquarello su carta (ripor-

tata poi su tela), forniva

tutte le indicazioni relative

all’uso dei colori e dei chia-

roscuri necessarie all’alle-

stimento dell’opera defini-

tiva. La Grande Decora-

zione, che Sironi iniziava a

teorizzare proprio in uno

scritto del 1932, veniva in-

tesa dall’artista in funzione

strettamente complemen-

tare dell’architettura, e non

come una mera sovrappo-

sizione a scopo decorativo,

tanto che la definiva «una

superba e affascinante in-

tegrazione dell’impianto

architettonico».

Dalla collaborazione di Si-

roni con le personalità più

significative dell’architet-

tura razionalista negli anni

Trenta, Giuseppe Terragni

e soprattuttoMarcello Pia-

centini, scaturirono le opere

più significative e monu-

mentali della Grande De-

corazione sironiana. Spicca

fra le importanti commis-

sioni pubbliche di questi

anni la costruzione della

nuova Città Universitaria

di Roma, per il cui cuore

istituzionale, l’Aula Ma-

gna del Rettorato, l’ar-

chitetto Piacentini richiese

espressamente che la deco-

razione in affresco della

grande nicchia absidale sul

fondo fosse affidata a Sironi.

Della complessa prepara-

zione e del meditato stu-

dio che Sironi dedicò alla

grande opera, intitolata a

L’Italia tra le Arti e le Scienze

,

la mostra che si tiene a Bo-

logna presenta una ricca

documentazione, compren-

dente non solo numerosi

bozzetti, ma anche una se-

rie di cartoni preparatori

per l’affresco, il maggiore

dei quali misura m 3,70 x

4,75: da questi, mediante

la tecnica dello spolvero, il

disegno veniva riportato

sull’intonaco fresco.

«Quando si dice pittura

murale non si intende dun-

que soltanto il puro ingran-

dimento sopra grandi su-

perfici di quadri che siamo

abituati a vedere, con gli

stessi effetti, gli stessi pro-

cedimenti tecnici, gli stessi

obiettivi pittorici. Si pro-

spettano invece nuovi pro-

blemi di spazialità, di forma,

di espressione, di contenuto

lirico o epico, o dramma-

tico. Si pensa ad un rin-

novamento di ritmi, di equi-

libri, di uno spirito costrut-

tivo», scriveva Sironi nello

stesso anno.

Il risultato è una composi-

zione in cui i valori plastici

vengono privilegiati ri-

spetto a quelli tonali, con

una grande energia interna

che sembra bloccarsi nella

densità delle forme, calate

in una dimensione atem-

porale in cui si avvertono

elementi medievali e pri-

mitivistici. Le figure, scom-

poste e semplificate, diven-

gono quasi elementi archi-

Mario Sironi: cartone preparatorio per l’affresco

L’Italia tra le arti e le scienze

nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza a Roma