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29 - giugno 2017 -

Minuti

l’aumento dei livelli di CA125, rispetto alla situa-

zione iniziale; in base a tale aumento le pazienti sono

state suddivise in gruppi a basso rischio, a rischio

intermedio ed a rischio aumentato; le donne espo-

ste ad un rischio aumentato sono state sottoposte

entro 6 settimane ad ecografia transvaginale. Le

donne sono state seguite per un periodo massimo

pari a 13,6 anni. Come

outcome

primario è stata

considerata la morte da carcinoma ovarico. Lo stu-

dio ha descritto una tendenza in favore di effetti be-

nefici derivanti dallo

screening

, con un tasso di mor-

talità da carcinoma ovarico del 15% più basso (ri-

spetto alle donne non sottoposte ad alcuno

scree-

ning

) tra le donne sottoposte all’approccio multi-

modale (intervallo di confidenza al 95% tra -3 e 30;

P=0,10), e dell’11% più basso tra le donne sotto-

poste ad ecografia transvaginale da sola (intervallo

di confidenza al 95% tra -7 e 27; P=0,21). La ten-

denza verso un effetto benefico non è tuttavia ri-

sultata statisticamente significativa, e gli intervalli

di confidenza sono risultati ampi.

33

Nei gruppi sot-

toposti a

screening

multimodale ed a

screening

me-

diante ecografia transvaginale da sola l’intervento

chirurgico è stato condotto su pazienti con risultati

falso-positivi con tassi pari, rispettivamente, a 14

su 10.000 ed a 50 su 10.000.

33

In base ai risultati ottenuti da questo e da altri studi,

U.S. Preventive Services Task Force

(USPSTF) e

Ame-

rican Academy of Family Physicians

non consigliano

lo

screening

per il carcinoma ovarico in donne asin-

tomatiche.

16,35

Le due organizzazioni, d’altro canto,

consigliano un

counseling

genetico, e se necessario

esami genetici, nelle donne con una storia familiare

ad alto rischio

35,36

(Tabella 3

11,13-16

). Anche le linee-

guida di

American College of Physicians

non consi-

gliano lo

screening

, compresi esami annuali della

pelvi, nelle donne asintomatiche.

37

Nell’arco dei

prossimi 1-2 anni è atteso un aggiornamento

delle indicazioni per lo

screening

del carcinoma ova-

rico formulate da USPSTF; tale aggiornamento in-

corporerà anche i risultati ottenuti dallo studio

UK

Collaborative Trial of Ovarian Cancer Screening

.

Prevenzione

Nelle pazienti portatrici di mutazioni

BRCA

il trat-

tamento profilattico più efficace è rappresentato

dalla salpingo-ovariectomia bilaterale. L’intervento

riduce del 69-100% il rischio di carcinoma ova-

rico;

38

le donne trattate presentano un basso rischio

residuo di sviluppare una carcinomatosi peritoneale.

La salpingo-ovariectomia condotta per la riduzione

del rischio induce una menopausa prematura,

con i rischi associati a tale condizione e le limita-

zioni alla capacità riproduttiva. L’intervento può

anche agire negativamente sull’immagine di sé e

sulla sfera sessuale della paziente.

38

Altre misure preventive comprendono evitare la

somministrazione cronica (durata superiore a 5

anni) di un trattamento ormonale sostitutivo della

post-menopausa, ed il mantenimento di uno stile

di vita salutare. Un approccio farmacologico pre-

ventivo promettente è rappresentato dal trattamento

contraccettivo ormonale cronico, da utilizzare an-

che in pazienti con mutazione

BRCA1

, ed in par-

ticolare in donne con menarca precoce, donne che

ritardano la prima gravidanza, donne non fertili. I

potenziali effetti benefici vanno valutati in con-

fronto agli effetti collaterali ed al lieve aumento del

rischio di sviluppare un carcinoma della mam-

mella.

11,17

L’assistenza alle pazienti sopravvissute

L’assistenza post-trattamento delle pazienti deve

comprendere un supporto psicologico, il monito-

raggio ed il trattamento delle complicanze e delle

patologie associate, la promozione di buone con-

dizioni generali di salute.

39

Il trattamento deve com-

prendere anche il

counseling

genetico (nei casi in cui

quest’ultimo non è ancora stato adottato), nonché

il

counseling

su segni, sintomi, nonché la sorveglianza

per l’individuazione di recidive. Circa il 25% delle

pazienti con diagnosi di malattia in fase precoce ed

il 75-80% delle pazienti con malattia in fase avan-

zata presenta una recidiva entro 5 anni.

39

Le evi-

denze disponibili circa l’efficacia della sorveglianza

post-trattamento, per prevenire o minimizzare gli

outcome

associati alla malattia, sono attualmente li-

mitate.

In base all’opinione di esperti, la sorveglianza post-

trattamento andrebbe condotta da un oncologo gi-

necologico per i primi 5 anni dopo la diagnosi. Dopo

tale periodo la sorveglianza può passare a valuta-

zioni generali dei principali sistemi e ad esami obiet-

tivi svolti con frequenza annuale dal medico di base.

39

Gli esami di sorveglianza consigliati nelle pazienti

con carcinoma ovarico epiteliale sono presentati in

Tabella 5;

39

le indicazioni variano in base al tipo

istologico della neoplasia. Nei casi in cui si sospetta

una recidiva sono consigliati esami come tomografia

computerizzata, tomografia con emissione di posi-

troni, o entrambi.

39

La misurazione dei livelli di

CA125 e di HE4 è indicata quando tali esami erano

risultati elevati in occasione della diagnosi. Per al-

cuni tumori stromali dei cordoni sessuali il

follow-

up

post-operatorio prevede la misurazione dei li-

velli di inibina A/B.